Alla
passione di Cristo, specie in prossimità della Santa Pasqua, si pensa spesso in
chiave religiosa.
In pochi ravvedono in quell'evento il più inquietante caso
giudiziario della storia e l'estrema ingiustizia perpetrata ai danni di un uomo
quando si calpestano i suoi diritti naturali.
In meno di ventiquattr'ore una
condanna a morte viene pronunciata ed eseguita senza che sia offerta alcuna
possibilità di impugnazione. L'imputato, arrestato senza essere informato dei
motivi dell'arresto e dei contenuti dell'accusa, viene lasciato privo non solo
di una difesa tecnica ma anche della possibilità di organizzare e proporre tesi
difensive. La prova viene raccolta con improvvisazione, per sostenere
imputazioni che mutano nel tempo e sono sostenute dinanzi a ben tre giudici
diversi.
Il processo a Gesù oggi sarebbe impensabile alla luce dei diritti
fondamentali dell'uomo, che hanno trovato riconoscimento prima, nel 1948, nella
Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, poi, in numerose Convenzioni
internazionali.
Leonardo Rinella, uomo di legge e di fede, sostiene che tali
garanzie furono apertamente violate nel processo a Gesù. Ripercorrendo i
quattro Vangeli, ricostruisce l'evento e individua, dal momento della
incolpazione a quello della condanna, quali furono, appunto alla luce delle
Convenzioni internazionali, le specifiche violazioni dei diritti più elementari
dell'uomo, primo fra tutti la dignità. Dal racconto evangelico all'attualità il
passo è breve. Per discutere di processi giusti e ingiusti e ammonire quanti,
in una età assetata di una giustizia sommaria e di piazza, dimenticano che un
processo è equo quando, insieme al rispetto delle regole formali, non lede le
libertà fondamentali dell'uomo, quando la coscienza del giudice non abdica al
potere, sia della piazza che delle istituzioni.
L'autore
Leonardo Rinella (Bari 1937) è stato magistrato fino al 2000. Autore di
numerose monografie giuridiche in tema di armi, stupefacenti e polizia
giudiziaria, nonché di articoli apparsi su riviste giuridiche specializzate, ha
scritto, tra l'altro, "Retrocessioni" (1994), "Pedalando senza
scorta" (1996), "Scrivo … quindi sono" (2001) e, per i nostri
tipi, "Dieci anni di mafia a Bari e dintorni. Dal Conte Ugolino al Canto
del Cigno" (2006, II ed). Collabora con il quotidiano "Puglia" e
conduce una rubrica televisiva su RTG Puglia.
un libro di
Progedit-Progetti editoriali
Credit Photo:www.progedit.com
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